Architettura umano-centrica giocata su luce e comfort

 

Se l’approccio strutturale è stato da sempre essenziale per lo sviluppo dell’architettura - che gli edifici dovessero essere funzionali è una delle basi della progettazione fin dall’antichità - si è visto spesso qualche eccesso che poco considerava un elemento cruciale: gli edifici quasi sempre accolgono umani. E dunque l’eccesso di funzionalismo e razionalismo, ma anche la ricerca di nuove sfide del design, hanno talvolta generato “mostri” architettonici assai sgradevoli da vivere.

 

Architettura umano-centrica giocata su luce e comfort

La progettazione nel contemporaneo tende invece a recuperare la centralità del soggetto che andrà ad abitare - per lavoro, per piacere, per riposo - gli spazi edificati. Ecco allora che un’architettura human-centric è la sfida essenziale sotto il profilo intellettuale e tecnologico.

Intellettuale, innanzitutto, perché si deve partire da un approccio generale orientato al comfort e alla salubrità delle strutture. Se ogni ricerca conferma la necessità di una esposizione più ampia possibile alla luce solare, è pensabile progettare case o uffici dalle linee intriganti, eppure con la luminosità di un bunker? Ecco che le tecnologie (e le nanotecnologie) legate alle coperture trasparenti con capacità di filtro, modulazione e raccolta della luce possono risultare essenziali. Come l’utilizzo di componenti vegetali per il miglioramento degli spazi con assorbimento della CO2.

Se poi la sostenibilità si misura nel minore consumo di energia per una valorizzazione dell’impatto sul benessere, è da auspicare l’applicazione di tecniche costruttive antiche (come l’utilizzo della canapa nei rivestimenti) o ultra contemporanee (come l’applicazione di vernici nanotech fotoassorbenti e isolanti).

Il comfort termico non è più solo una questione di spessore dei muri e distribuzione delle pareti vetrate, oltre che di posizionamento dei punti calore, ma per la progettazione risulta essenziale un approccio organico che metta a sistema - anzi, che consideri come un sistema - l’edificio e i suoi abitatori.

L’innovazione tecnologica porta, dunque, una grande complessità nella progettazione. In quest’ottica la domotica è chiamata a integrare l’edificio e la tecnologia nell’umano, non viceversa. E sempre più la semplificazione diventerà banalizzazione.