Architettura green, le best practice indicano la strada

Si fa presto a dire green, perché la consapevolezza maturata negli ultimi anni rispetto alla sostenibilità anche in architettura ha dato una spinta significativa al rinnovamento di metodologie e tecniche costruttive. Chiave di volta, il risparmio energetico. Se poi questo si coniuga con un ridotto impatto ambientale (anche estetico) il gioco è fatto.

Quali sono allora le best practice di riferimento? E, soprattutto, quali sono gli elementi distintivi a cui ispirarsi? Per rimanere in casa nostra, il Bosco Verticale di Milano, disegnato dallo studio di Stefano Boeri, è un ottimo esempio di integrazione tra edilizia e componente “vegetativa”, con un immediato apporto qualitativo per l’aria del capoluogo meneghino. Guardando invece all’Europa, non mancano i casi qualificanti: dal CopenHill di Copenhagen, il famoso inceneritore pulito nel cuore della capitale danese, che è anche un centro sportivo per sciatori e climber, o The Edge ad Amsterdam (PLP Architects) la cui superficie è ricoperta di pannelli solari. stenibilità urbanistica e probabilmente un’occasione di arricchimento architettonico.

L’Asia fornisce poi gli spunti più interessanti. Le due torri del Bahrain World Trade Center così come la Shanghai Tower - l’edificio più alto al mondo con i suoi 630 metri – sono alimentate da turbine che coprono una quota del consumo elettrico, che nel grattacielo cinese è limitata anche da una intercapedine che cattura l’aria generando un processo di ventilazione naturale. A Singapore le strutture del ParkRoyal e della Robinson Tower sono un alternarsi di materiali di costruzione e aree verdi, dai tetti alle pareti, così come l’Acros a Fukuoka, in Giappone.

Non poteva mancare la spinta over the top in terra americana, dato che il Bullitt Center a Seattle dichiara di utilizzare il cento per cento di energia generata da fonti rinnovabili, ovvero dai 575 pannelli solari installati a copertura dell’edificio, il riscaldamento è basato sulla circolazione di acqua riscaldata e pure le acque di scarico sono trattate internamente. Si tratta quasi sempre di grandi edifici, dall’impatto potenziale decisamente rilevante. Se si ragiona di piccole strutture non mancano le soluzioni vicine all’impatto zero. Rimane qualche dubbio sulla direzione da prendere?

 

Architettura green, le best practice indicano la strada