Social housing e soluzioni progettuali per la comunità

Social housing e soluzioni progettuali per la comunità

Quasi il 20% degli svedesi vive in case realizzate con progetti di social housing. Sì, sono esattamente le cosiddette “case popolari" che venivano costruite anche in Italia nel dopoguerra. Accessibili per famiglie con qualsiasi livello di reddito, sono integrate nella città con standard di sviluppo analoghi a quelli dell’investimento privato. E poiché hanno connaturata l’idea di sostenibilità (sociale, ambientale ed economica) sono un ottimo modello di studio per lo sviluppo di spazi collettivi.

Parallelamente in Norvegia (dove 8 residenti su 10 sono proprietari di immobili) una grande percentuale di abitazioni è gestita da cooperative di co-housing, garantendo l’accesso alla casa a più persone nella comunità.

Poiché il costo dell’investimento immobiliare nella maggior parte delle città italiane (ed europee) sta diventando insostenibile, la soluzione del social housing sta crescendo nella consapevolezza di alcune comunità. E al di là dell’impatto sociale, appunto, che nell’area scandinava è stato decisamente positivo, è interessante osservare come questi progetti diano impulso alla ricerca di soluzioni efficienti sul piano energetico.

In quest’ottica, tutte le strutture di comunità - scuole, ospedali, istituzioni - possono diventare dei veri laboratori per migliorare l’efficienza delle costruzioni nuove e di quelle ristrutturate. L’utilizzo di soluzioni isolanti naturali, infissi altamente performanti, materiali riciclati, tecnologie innovative diventa un’opportunità progettuale che ha due output positivi: il benessere di chi abita o lavora o studia in quelle strutture e la sostenibilità (urbanistica, ambientale, sociale) delle costruzioni.

Emerge dunque una riflessione facilmente condivisibile, eppure non sempre scontata: se gli spazi per vivere vengono pensati con l’approccio di una comunità, anziché con obiettivi di speculazione, il progetto ha ricadute positive sulla comunità stessa.