Progettazione green con piante “nanobiotiche” luminose

La progettazione green del futuro riparte delle piante. Se infatti un edificio rappresenta in sé una entità ad alto consumo di energia, sopperire a questa domanda con un intervento zero-consumi e zero-emissioni può essere una frontiera dalle potenzialità straordinarie.

Uno spunto viene dalle ricerche promosse in seno al MIT, integrando le competenze in ambito architettonico con quelle di ingegneria chimica, per lo sviluppo di “piante luminose” che si comportano come delle vere batterie solari, immagazzinando l’energia durante il giorno e rilasciandola dopo il crepuscolo.

Le piante che emettono luce non sono geneticamente modificate per produrre luce, ma sono piuttosto “infuse” con nanoparticelle che trasformano l'energia immagazzinata nella pianta in luce, utilizzando un processo simile a quello che in natura permette alle lucciole di brillare. La trasformazione studiata al MIT rende in pratica qualsiasi coltura una tecnologia sostenibile e potenzialmente rivoluzionaria per illuminare edifici e contesti urbani.

Immaginare dunque un “network” vegetale che porti ad illuminare gli edifici e le città del futuro è una sfida affascinante. Naturalmente non basta disseminare palazzi e agglomerati urbani di piante “nanobiotiche”, perché questo comporta un ridisegno della progettazione. Da un lato, infatti, è necessario prevedere sistemi di diffusione dell’acqua, per garantirne l’irrigazione, dall’altro processi di compostaggio dei residui organici. E soprattutto saranno importanti finestre e superfici vetrate nella progettazione di edifici che non blocchino la luce solare.

Progettazione green con piante “nanobiotiche” luminose